Chiesa Santa Maria Assunta di Castelfranco Emilia - Comune di Castelfranco Emilia

Informazioni - Comune di Castelfranco Emilia

Chiesa Santa Maria Assunta di Castelfranco Emilia

Categoria
LUOGHI DI CULTO
Indirizzo
Piazza Garibaldi 49 - 41013 Castelfranco Emilia (MO) Canonica: Via Crespellani 7 - 41013 Castelfranco Emilia (MO)
Telefono
059.92.62.26
Chiesa Santa Maria Assunta di Castelfranco Emilia
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Informazioni: 

Orario: giorni feriali 8,30 e 18,30, giorni prefestivi 18,30, giorni festivi 8,00 – 9,30 -10,30 – 11,30 e 18,30 La più antica chiesa di Castelfranco è Santa Maria: il primo impianto sembra essere stato costruito insieme al castello, presumibilmente tra il 1226 e il 1232 e probabilmente aveva la stessa collocazione dell’attuale chiesa. Era assoggettata a S.Giovanni in Persiceto, al cui arciprete spettò la nomina di parroco della chiesa di Santa Maria. Solo nel 1578 la chiesa fu elevata al grado di arcipretura e di vicariato con giurisdizione su varie parrocchie (S. Giacomo di Castelfranco, S. Giacomo di Piumazzo, S. Bartolomeo di Manzolino, S. Prospero di Riolo, S. Nicolò di Calcara). All’inizio del 1600 l’edificio venne ampliato e completato dal campanile e nel 1625 l’arciprete Don Masini commissionò al Guido Reni un dipinto raffigurante l’Assunta collocato poi nell’abside sopra l’altare maggiore. La chiesa ha subito, nel corso degli anni alcuni grossi interventi di restauro : nel 1704, la chiesa che era strutturata in un’unica navata assunse la struttura in tre navate ; alla fine del 1800, nella parte verso la via Emilia fu sacrificato un portico per consentirne un ampliamento ; nel 1914 il restauro della facciata, secondo il progetto dell’architetto Collamarini di Bologna ; nel 1921, il restauro del Campanile ; nel 1924 , il rifacimento del pavimento. Molte sono le opere di notevole pregio che si possono ammirare all’interno della chiesa oltre al citato dipinto del Reni : la statua dedicata al protettore della città di Castelfranco E., San Donnino ; la piccola statua di S.Anna creata dallo scultore Molli e collocata su una mensola in fondo alla navata sinistra; il dipinto raffigurante S.Barbara donata dai Bombardieri del Forte Urbano nel 1695 ed attribuita al Guercino; un’opera del pittore Angelo Gessi detto il Nobile, della prima metà del 1600 che ritrae un bambino con angelo custode ; un quadro di Prospero Fontana del XVI secolo collocato sulla porta di ingresso della sagrestia raffigurante la Beata Vergine attorniata da S.Elena, dall’Imperatore Costantino ancora bambino, da S. Pietro, S. Francesco e S. Donnino. BIBLIOGRAFIA : Scheda SBAAE AA. VV., La Parrocchia si S. Maria Assunta, Modena 1987 L’ ASSUNTA DI GUIDO RENI L’Assunta venne commissionata a Reni nel 1627 dall’Arciprete Cristoforo Masini. Stupisce pensare che, nonostante in quegli anni fosse già celebrato come l’erede più autorevole della scuola bolognese, Guido si dedicasse all’esecuzione di una tela per un piccolo edificio religioso confinato all’estrema periferia dello Stato Pontificio, anche se sede di Vicariato, quale era la chiesa di S. Maria Assunta. Il maestro nutriva particolare devozione per il culto della Madonna ed era fortemente impegnato nello studio del tema iconografico della Vergine Immacolata, strettamente legato a quello dell’Assunzione che aveva dato origine a dispute teologiche dopo il Concilio di Trento durante il quale si sancì il principio dell‘Immacolata Concezione ottenuta grazie a un privilegio Divino e la conseguente Assunzione in anima e corpo . Già dalla fine del XV sec. l’Iconografia dell’Assunta presentava strette analogie con quella dell’Immacolata Concezione; dove però non presentava implicazioni d’ordine teologico(si dibatteva anche sull’ età della Vergine e sulla presenza o meno degli Apostoli)si rappresentava la Madonna nel momento in cui ascende al cielo, lasciando vuoto il sepolcro della Vergine. Inoltre Maria veniva contrapposta alla figura di Eva macchiata del peccato originale: Reni sceglie di ritrarre la Vergine già in cielo in una dimensione trascendente, attraverso un’immagine che ne comunicasse l’idea di perfezione spirituale in un abito di perfezione formale. Tale processo di astrazione ideologica e morale trova nel classicismo del pittore e nelle sue convinzioni il massimo interprete. L’Assunta appare come un punto di confluenza tra arcaicità e modernità, al di fuori di ogni riferimento spaziale e temporale. A tale livello di elaborazione era giunto gradualmente a partire dalle due invenzioni giovanili del Martirio di Santa Cecilia e dell’Incoronazione dei Santi Cecilia e Valeriano attingendo da un lato alla semplicità delle immagini paleocristiane in sintonia con l’archeologia sacra e l’erudizione cristiana di Baronio e dall’altro al recupero della Santa Cecilia di Raffaello. Ciò che rende sempre diversa la valenza semantica delle figure mistiche del Reni è l’intuito volto alla ricerca di un equilibrio tra ambientazione, gestualità e colore in sottile contrapposizione. In questo caso inserisce in uno spazio trascendente simbolico ed allusivo la pienezza fisica della Vergine nella sua ideale bellezza formale. Il fondo illuminato a raggiera ricorda la Donna dell’Apocalisse ma anche lo spazio infinito dei fondi oro in cui s’innesta l’arcaico simbolismo della mandorla di nubi e cherubini, la cui consistenza sfuma dal basso verso l’alto. Questi accorgimenti suggeriscono una visione scorciata della figura accentuandone il senso ascensionale e nel contempo permettono al pittore di raffigurare la piattaforma di Angioletti. Si instaura una serie circolare di rimandi tra la dimensione astratta del fondale e la solida concretezza della Vergine: questa operazione di sintesi non è fine a se stessa ma risponde alle elaborazioni dottrinali della Chiesa impegnata a riaffermare i principi del Concilio ma anche il portato della sua storia . Di conseguenza attraverso la rete di rinvii, tessuta tra presente e passato, tra simbolismo e rappresentazione del naturale, riesce a fondere le due Verità, quella storica e quella dottrinale, in una sola di valenza assoluta, la Verità proposta dalla Chiesa. Castelfranco Emilia 1987: G. Ghermandi, Guido Reni e l’Assunta di Castelfranco in Castelfranco dell’Emilia Romagna, in L’Emilia Romagna, paese per paese, Firenze 1987 La pala “SANTA BARBARA” La pala che ornò dal 1633 al 1841 la Cappella che la Confraternita dei Bombardieri della Fortezza Urbana possedeva in Santa Maria fu ed è pacificamente riconosciuta dagli storici per quella dipinta dal pittore bolognese Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino. Questa paternità, però, è contestata dai critici d'arte, che, sulla base di raffronti stilistici con opere di altri pittori, propongono altre attribuzioni, come ad esempio quella a Francesco Monti. Comprensibile la prima attribuzione dei critici al Guercino per i valori del chiaroscuro, per le linee e per le figure scorciate della grande "invenzione " barocca. L'impianto della composizione è grandioso e solenne, tutto articolato in ritmi ascendenti. La stessa colorazione calda e pacata dei primi piani, si stempera verso l'alto dove le nubi trascolorano e l'angioletto, con la palma del martirio, scende illuminato da una luce sbiancata, lunare.

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