Manzolino
Monumento ai Caduti della Prima e Seconda guerra mondiale
Il monumento di questa frazione di Castelfranco Emilia è costituito da una lastra orizzontale in cemento al centro della quale si apre una finestra parzialmente occupata da lastre metalliche: queste ultime ospitano i nomi dei Caduti della Prima guerra mondiale sul fronte, e della Seconda guerra mondiale e delle guerre d'Africa sul retro.
Il retro del sostegno di cemento è invece il supporto per una frase di Brecht tratta dalla Lode del dubbio. Completa il monumento un elemento verticale a finestre intersecante in ferro dipinto color rosso mattone.
Palazzo Ariosto
Originariamente, sui terreni ove oggi sorge villa Ariosto si diceva che nel VIII secolo esistesse un convento benedettino.
Questa zona infatti era di frontiera tra i domini bizantini e longobardi, e i conventi rispondevano, oltre che a esigenze di controllo del territorio, a una funzione economico-sociale.
Dopo il primo millennio il monastero passò di proprietà prima alla famiglia Carpi, poi verso il XIV secolo alla famiglia Ariosti, che evidentemente apportò delle modifiche sostanziali all’edificio esistente. L’attuale forma della Villa, chiamata “Castello di Corte”, in quanto fortificata, fu data dalla famiglia Ariosti. Nella cartografia storica l’edificio compare con il nome Palazzo Ariosti al centro di un settore su cui amministra le risorse agricole.
L’edificio è a pianta rettangolare, si sviluppa su due piani e racchiude un cortile interno cui si accede dal bel portone centrale. Ai lati della facciata si trovano due torrette simmetriche. Lo stile architettonico dell’edificio è molto sobrio, vicino ai castelli o conventi tardo medievali/moderni.
Villa Ariosto manifesta un modesto stato di conservazione: pare essere stata abitata in alcune stanze da un colono, e negli ultimi tempi è stata restaurata.
(Villa privata)
Chiesa di San Bartolomeo
La chiesa di San Bartolomeo pare avere origini antiche. F.G. Rambelli ne riporta l’origine all’inizio del XII secolo sotto lo ius patronato dell’abate di Nonantola.
Levata a chiesa plebanale e arcipretale nel XVII secolo dal cardinale Ludovisi, venne poi ricostruita integralmente da Antonio Vassè Pietramellara.
Il campanile, secondo Rambelli, fu costruito agli inizi del XVII con i materiali delle mura dell’antico castrum. Il monumento venne poi nuovamente rifatto nel 1828 come lo vediamo oggi. All’interno della Chiesa si trovano varie opere artistiche di pregio che adornano le cappelle. Il borgo di Manzolino anticamente si estendeva più a sud dell’attuale centro: ne è prova anche l’ubicazione dell’Oratorio dei SS. Prospero e Pancrazio, un tempo all’interno del castrum, oggi (ormai inesistente) esterno al centro.
L’antico castrum si apriva davanti alla chiesa, che però ne restava esclusa (extra moenia) e si sviluppava più a sud, verso il Molino Dolo. Due corsi d’acqua (scolo Fossa e Binola) lambivano il borgo creandogli una protezione naturale rispetto a chi accedeva da est o da ovest. Sullo scolo Fossa lavorava il Mulino delle Fosse, di cui oggi non resta che una labile traccia.
Villa Pietramellara
Tra le più interessanti tenute del comprensorio di Castelfranco Emilia troviamo la "Tenuta Mellara" con la Villa appartenente, dal 1580, alla famiglia patrizia Mellara.
Il complesso, semifortificato in quanto circondato da un fossato d’acqua attraversato da tre ponti, comprendeva l’abitazione dei signori Pietramellara, un oratorio, la casa del fattore e le scuderie; l’impianto era probabilmente preesistente al 1580: tale fu la data di acquisto della costruzione. Inoltre, era composto da vari fondi ed esercitava funzioni di presidio e controllo politico-economico del territorio. La villa fu riedificata nel 1680 dal senatore Antonio Vassè Pietramellara, di cui presso l’Archivio di Stato di Bologna si conserva un disegno, e nel secolo successivo fu quasi interamente ristrutturata dall’architetto Angelo Venturoli (1749-1821).
L’edificio padronale era inserito in una grande area verde di pertinenza, connotata da un maestoso viale di platani che univa lo scalone monumentale all’accesso sulla via Emilia, oggi visibile attraverso la cartografia storica. Il giardino, ricco sia di piante locali che di piante rare, conteneva elementi architettonici particolari quali il casino di caccia a pianta ellittica, la casa del giardiniere in stile neogotico, un mulino con torretta e un laghetto artificiale con isolette. Di tale maestoso sito oggi restano solamente i ruderi della Villa e una macchia incolta.
Oasi faunistica di Manzolino
L'oasi faunistica venne inaugurata nel 1991 su un terreno posto nella frazione di Manzolino; l’oasi si estende su una superficie di 130 ettari, di cui una parte occupata dalla cassa di espansione di proprietà del consorzio bonifica “Reno Palata” e circondata da argini, dato il fitto intreccio di corsi d’acqua qui confluenti.
Nell’oasi vivono varie specie selvatiche di pianura, sia di fauna sia di flora.
Nei laghi dell’oasi si sono create isole di limo che consentono la crescita di splendide piante erbacee. Da segnalare nella ricca avi-fauna sono i fenicotteri, il germano reale, l’airone cinerino, la folaga, il saltinpalo e tante altre specie, parte delle quali sono state solamente osservate nei pressi del sito (come ad esempio l’aquila imperiale).
Palazzo Griffoni-Aldrovandi
Posta nel pieno dell’area antica del castrum medioevale di Manzolino, la villa tutt’oggi impera con il suo parco, che si estende più a est, nel centro urbano del paese.
La struttura asimmetrica della villa denoterebbe forse la sua costruzione in due tempi: un’ipotesi confermata anche dalla cartografia antica che mostra, sul luogo dell’attuale Palazzo, un edificio di minori dimensioni e di forma parallelepipeda semplice. All’interno si scorgono decorazioni liberty a tempera e una scala con ringhiera in metallo ottocentesca. All’esterno, sulla torretta, è collocato un orologio. La Villa, di proprietà privata, è in buono stato di conservazione. Anche il suo parco meriterebbe di essere valorizzato.
(Villa privata)
Mulino Formagliaro
Si tratta di un antico edificio adibito a mulino risalente al XIV secolo d.C. Il mulino è citato per la prima volta in un documento del 1399 in cui si narra del “Molino Formagliaro già Torcilio” di proprietà Formagliari.
Un documento successivo testimonia l’acquisto di un terzo del Mulino, con la posta per macinare, casa, cortile e orto da parte di Antonio Maria Gigli e Tommaso Barbieri. Il mulino sfruttava le acque del canale di Manzolino/San Giovanni in Persiceto. Presente in tutte le mappe del XVI secolo, resta di proprietà della famiglia Formagliari fino al 1781, anno in cui Monsignor Girolamo Formagliari Barbieri lascia erede Francesco Guidalotti.
Alla fine del 1800 passa di proprietà alla famiglia Hercolani Fava Simonetti, ricca famiglia bolognese, poi alla famiglia Moscardini cui resta fino agli anni ‘50. Nella struttura attuale possono essere ancora individuati elementi originali del ‘300 e parti della ristrutturazione settecentesca, compreso il porticato esterno; si può apprezzare l’ambiente naturale circostante, peraltro vicino ad un’area protetta.